Da Marini a Erwitt: 5 grandi Mostre da non perdere quest’autunno

Le temperature stanno diventando sempre più accettabili ed è tempo di riconnettere i nostri neuroni al mondo che ci circonda (ma che fatica farlo!), ai calendari scolastici e a quelli degli impegni sportivi dei nostri figli. Per non parlare delle nostre agende che già si stanno riempiendo di riunioni ed incontri di ogni tipo. Fortunatamente, però, esistono i fine settimana e un palinsesto di grandi mostre che ci può essere molto utile per riprendere, di tanto in tanto, una boccata di ossigeno. Tra le tante che apriranno i battenti nelle prossime settimane ne abbiamo selezionate 5 che ci sembrano particolarmente interessanti. E la nostra selezione non potrebbe che iniziare con Marino Marini. Passioni visive la maggiore retrospettiva sino ad oggi realizzata sullo sculture toscano che aprirà i battenti il 16 settembre prossimo nella sale di Palazzo Fabroni a Pistoia. Arricchita da confronti ad altissimo livello con coloro che lo hanno ispirato, dagli Etruschi a Donatello, e raffronti con i maggiori scultori del Novecento mondiale con cui egli dialogò o che da lui trassero stimoli. In parallelo, il Marini pittore sarà esposto in Palazzo del Tau, sede del Museo Fondazione Marini, a raffronto, molto preciso, con Mirò. Titolo di questa seconda mostra: Mirò e Marino. I colori del Mediterraneo.
Una mostra, quella organizzata dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia e dalla Fondazione Solomon R. Guggenheim di Venezia – che la ospiterà nel 2018 -, che attraverso le 10 sezione che la compongono ripercorrere tutte le fasi della creazione artistica del Maestro, dagli anni Venti agli anni Sessanta. «Oggetto di indagine – ha spiegato il Direttore della Fondazione Maria Teresa Tosi -, sarà soprattutto l’officina di invenzioni plastiche di Marino Marini che verranno poste in relazione diretta, immediatamente percepibile, con i grandi modelli della scultura del ‘900 cui egli ebbe accesso; e, inoltre, con alcuni, scelti esempi di scultura dei secoli passati – dall’antichità egizia a quella greco-arcaica ed etrusca, dalla scultura medievale a quella del Rinascimento e dell’Ottocento – che furono consapevolmente recuperati da lui e dai maggiori scultori della sua generazione».
La mostra, curata da Cinzia Tesio con la collaborazione di Riccardo Gattolin e ospitata negli spazi di Palazzo Salmatoris, parte dalla figura chiave di Lucio Fontana – di cui saranno esposta 20 opere – per documentare, attraverso il lavoro di altri 40 artisti, la straordinaria avventura artistica del Gruppo Zero, movimento nato in Germania alla fine degli anni Cinquanta del Novecento e poi diffusosi in tutto il mondo nel segno di una rottura definitiva con i dogmi della pittura, alla ricerca di una nuova libertà creativa. Le opere esposte, provenienti da collezioni private e da gallerie di respiro internazionale, consentiranno di rivivere il clima di ricerca artistica che pervase quegli anni e di coglierne in modo naturale gli assunti teorici. Chiuderà il percorso di questa grande mostra una sezione dedicata agli esiti più recenti della “Pittura non pittura”, quasi fino al contemporaneo. Circa 100 le opere in mostra a firma, tra gli altri, di Lucio Fontana, Piero Manzoni, Agostino Bonalumi, Guenther Uecker, Otto Piene, Heinz Mack, Adolf Luther, Paolo Scheggi, Dadamaino e Enrico Castellani.
dove, dal prossimo 20 settembre, sarà visitabile la mostra “Ambienti/Environments” che offrirà al pubblico la rara opportunità di osservare e fruire per la prima volta le opere meno conosciute di Fontana, di riscoprirne l’importanza storica e allo stesso tempo di coglierne la contemporaneità e la forza innovativa attraverso un allestimento inedito. Nello spazio delle Navate della Fondazione milanese, infatti, saranno allestiti per la prima volta nove Ambienti spaziali e due interventi ambientali, realizzati da Lucio Fontana tra il 1949 e il 1968 per gallerie e musei italiani e internazionali. Un corpus di opere che mettono in rilievo la forza innovativa e precorritrice di un grande maestro del Novecento. Gli Ambienti spaziali, stanze e corridoi concepiti e progettati dall’artista a partire dalla fine degli anni ’40 e quasi sempre distrutti al termine dell’esposizione, sono le opere più sperimentali e meno note di Fontana, proprio per la loro natura effimera. Alcuni degli ambienti esposti sono stati ricostruiti per la prima volta dalla scomparsa dell’artista grazie allo studio e alle ricerche della storica dell’arte Marina Pugliese e della restauratrice Barbara Ferriani e al contributo della Fondazione Lucio Fontana.
Da Milano a Bologna dove, a Palazzo Albergati, a partire dal 17 ottobre 2017, verrà presentata al pubblico una straordinaria mostra Duchamp, Magritte, Dalì. I Rivoluzionari del ‘900 dedicata agli artisti che hanno cambiato per sempre l’arte nel Novecento: Duchamp, Magritte, Dalì, Ernst, Tanguy, Man Ray, Picabia, Pollock e molti altri, tutti insieme per raccontare un periodo di creatività straordinaria e geniale. Le opere esposte, provenienti dall’Israel Museum di Gerusalemme, saranno oltre duecento; tra queste icone quali Le Chateau de Pyrenees (The Castle of the Pyrenees) del 1959 di Magritte, la famosa Gioconda L.H.O.O.Q. (1919/1964) di Duchamp e Surrealist Essay (1934) di Salvador Dalí. Arriviamo così a Forlì e alla prima grande retrospettiva italiana dedicata al fotografo Elliott Erwitt: Personae. Allestita nella prestigiosa cornice dei Musei di San Domenico a Forlì dal 23 settembre 2017 al 7 gennaio 2018, mette insieme circa 170 scatti, che Elliott Erwitt ha selezionato personalmente , traendoli dal suo vastissimo archivio. Da quelli in bianco e nero, che ormai sono diventati delle icone della fotografia, esposti con grande successo a livello internazionale, alla sua produzione a colori quasi del tutto inedita. Il percorso espositivo mette in evidenza l’eleganza compositiva, la profonda umanità, l’ironia e talvolta la comicità, tutte caratteristiche che rendono Erwitt un autore amatissimo e inimitabile, non a caso considerato il fotografo della commedia umana.

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