Non tutte le crisi vengono per nuocere

di Vincenzo Gennaro

Come la crisi del 1993 quella attuale ,molto più lunga ma non ancora finita, ha visto una drastica riduzione dei consumi in particolare di quelli voluttuari e non essenziali con l’arte e la cultura in prima linea. Ora come allora chiudono case editrici, si ridimensionano le gallerie d’arte e con essi i sogni di mercanti d’arte e delle case d’aste, ma non solo, l’intero’indotto dell’arte soffre e si comprime. 
Gli analisti e gli esperti , angosciati, ne studiano le ragioni,cercano di capire se è una crisi temporanea o una inversione di tendenza definitiva, se dipende cioè da una diminuita disponibilità di risorse economiche o di una maggiore prudenza e minore propensione allo spendere.
C’è chi sostiene che si tratta di una caduta di desiderio a circondarsi di bellezza perchè sono cambiati gli stereotipi e i feticci dello status symbol in modo irreversibile .La crisi comunque ha prodotto anche effetti positivi mettendo allo scoperto numerosi bluff che hanno riempito sino alla nausea le cronache artistiche da molti anni a questa parte, anni segnati da indicibili maltrattamenti estetici.
Molti sedicenti artisti, artificialmente creati dietro le quinte dal diabolico sistema internazionale delle arti visive, privati degli investimenti pubblicitari si sono sgonfiati rivelandosi come merce artefatta addirittura scaduta e avariata tenuta in vita con la respirazione bocca a bocca senza speranza alcuna di sopravvivenza.
I collezionisti alla moda disposti a pagare cifre astronomiche per riempire le case e le aziende di presunti capolavori spaventosamente standardizzati si sono volatilizzati di colpo,mentre critici improvvisati predicano inutilmente ai quattro venti ma non riescono convincere più nessuno sul valore delle opere degli artisti costruiti a tavolino dal sistema dell’arte,ne tantomeno riescono a legittimare e consacrare nuovi manifesti e definire nuove tendenze.
Questa volta la crisi ha giovato se è riuscita a fare tabula rasa dei tanti artisti venuti su grazie alla pressione incontenibile di venditori di gratta e vinci diventati per miracolo galleristi ,critici, mercanti, indovini, demiurghi .Bisogna tuttavia alimentare un sogno che il 2018 sia l’anno della cultura, che il pubblico non si lasci infinocchiare dalla grancassa dell’ultimo banditore di turno che ieri vendeva salumi e oggi vende quadri che cerca di incantarci con gli ultimi e più recenti primitivismi dell’arte tedesca e statunitense, spacciati con un secolo di ritardo, per avanguardie mentre sono solo retroguardie esauste ed asmatiche

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