Petralia Soprana
di Vincenzo Gennaro
Petralia Soprana è stata incoronata l’anno scorso uno dei
borghi più belli d’Italia a giusta ragione, ma non basta questo titolo per
descrivere tanta bellezza, in questo posto bisogna venirci fisicamente per
capire la magia delle forme, dei colori, dei suoni e dei silenzi che qui
non sono tutti eguali, silenzi così diversi e misteriosi che ti trafiggono
l’anima e ti cullano come una mamma incantata culla il suo neonato con il mormorio
di una cantilena antica.
Non è poesia, è molto di più, è una armonia come il fruscio
di fondo dell’universo. Qui ritrovi il contatto con l’antico spirito degli avi,
con gli antenati saggi e sapienti, con il terminale della radice antica, qui
puoi ascoltare l’alito del creatore che ha dato vita alla materia inerte, senti
quell’alito che rigenera te, le cose del mondo e il mondo stesso.
Qui, la luce del sole filtrata dagli aghi dei cedri
rimbalza sulle lucide e plastiche foglie dei castagni e dai suoi ricci affiora
come una apparizione il sorriso compiaciuto del creatore per la vita
creta che si riproduce a dismisura. Mai cielo fu più stellato, mai aria fu più
tersa, trasparente e fresca. Mai come qui, gli usignoli cantarono canzoni più
belle. Qui gli anziani sono saggi e colti, di una sapienza atavica cresciuta
attorno al braciere in rame del cerchio mandalico rituale, centro e fulcro di
se medesimo e della comunità.
Pochi i principi morali e spirituali, tutti non
negoziabili. E’ la cultura dell’antico spirito, il fiume sotterraneo e profondo
che scorre negli anfratti scoscesi con pareti ripide e a strapiombo della
nostra anima irrigandola come le piogge irrigano la lussuriosa vegetazione
delle foreste fluviali.
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