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Visualizzazione dei post da novembre, 2017

Anni selvaggi l'avventura strapaesana di Mino Maccari

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«Il giornale di Maccari è espressione diretta di Strapaese, immaginifico paese dei selvaggi, idealizzazione di un habitus morale e artistico, di cui diviene modello lo spirito semplice della provincia, idealtipo di un carattere culturale fondato sulla tradizione schiettamente italiana». Nel 1924 nacque una delle riviste più irriverenti del Ventennio: «Il Selvaggio». Vi partecipano i più grandi nomi del primonovecento: Soffici, Morandi, Rosai, Bilenchi, Longanesi, Palazzeschi, Malaparte, Ungaretti, De Pisis, Brancati, Guttuso, Flaiano, Cremona, Tamburi, Cardarelli… Cresciuti ai margini di un regime che non è riuscito ad assimilarli, provinciali, baldanzosi, violenti, sono invisi dai gerarchi fascisti come dai paladini dell’antifascismo, odiano i «borghesi pantofolai», il razionalismo e l’urbanizzazione. Non c’è culto dello Stato Centrale, della purezza della razza o dell’uomo nuovo nei loro scritti. Sono ecologisti ante-litteram: ciò che gli interessa preservare è l’integrità d

Borgo Culturale

di Vincenzo Gennaro Mai come ora il mondo ha vissuto stravolgimenti così veloci da mettere a dura prova la nostra capacità di adattarci. Emergono nazioni dal nulla e si affermano, mentre altre sprofondano negli abissi di un nuovo medioevo. Scompare la classe media nelle società avanzate, migrano interi popoli da oriente a occidente, da sud a nord, si mescolano le razze, le religioni, le culture. Le tradizioni millenarie sono messe in discussione e la tempesta travolge le famiglie che si frantumano sugli scogli disperdendo i figli ai quattro angoli del mondo per un lavoro da sopravvivenza. Si è formato una sorta di uragano che cancella il passato, sconvolge il presente mentre  il futuro resta un mistero. Eppure conosco un luogo su questa terra, in una isola mitologica, arroccato sulla cresta dei monti, proteso  a meridione, ha la forma di una caravella di Colombo con un castello sulla prua ed uno sulla poppa ed al centro l’agorà. In questo borgo tutto è pace e silenzio, nessuna

Un politico poco illustre

di Vincenzo Gennaro  La cultura è l’essenza di ciò che rimane in te quando hai dimenticato tutto quello che hai studiato sui libri. Un illustre politico e importante ministro della repubblica qualche tempo fa, se non ricordo male, ha detto “..con la cultura non si mangia forse voleva dire non si mancia….”Non per spirito di contraddizione  e  forse sbagliando, io sono stato sempre convinto  invece che senza cultura non si vive, convinto che la storia della umanità è la storia delle innumerevoli culture nate e cresciute sotto molti cieli, la storia delle arti e delle religioni, delle letterature  e delle tradizioni e così via. Forse sbaglio, mi sono detto a causa della mia imperdonabile ignoranza, forse il Ministro ha ragione, ma lui come avrebbe potuto  raggiungere  il suo status sociale senza cultura, lui che ha vissuto da sultano e non da esodato, ne con la pensione sociale, lui che ha vissuto e vive grazie ad osceni e scandalosi vitalizi e incarichi cumulabili all’infinito

Inaugurazione della Mostra di Pippo Madè, il 6 Dicembre a Palazzo Chiaramonte Steri a Palermo

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Gennaro Pietro mio padre, un saggio del mondo antico

di Vincenzo Gennaro Mio padre, un saggio del mondo antico, mi diceva: Stima  chi è come appare, chi testimonia la verità, ricco se ricco, povero se povero, chi è semplice e disponibile, chi si presta e presta aiuto a chi lo chiede, ama la cortesia, la signorilità, la civiltà e la cultura, ama chi trova tempo per il prossimo, chi difende i deboli e li aiuta, chi sa ascoltare con attenzione e dice pane al pane e vino al vino, ama chi rispetta gli umili, chi cerca le sue radici, chi insegna a capire il mondo e la natura, chi ha sempre un gesto, una parola d’affetto e di conforto per chi soffre in silenzio. Evita invece i taciturni, i musoni, chi ti parla guardando altrove, diffida da chi si trucca e si maschera, da chi si camuffa, allontana chi si vanta e i falsi umili, i millantatori, ma più di tutti scansa gli arroganti e i prepotenti, evita gli spacconi e chi non sa e non vuole né parlare né ascoltare, ignora chi ti dice non ho tempo e si da delle arie. Diffida da chi cammina pe

Ero piccolo, molto piccolo

di Vincenzo Gennaro Ero piccolo, molto piccolo, forse quattro cinque anni non ricordo, non posso ricordare, ricordo solo che mio padre mi portava in braccio avvolto in un ampio e lungo mantello di panno blu con ampio cappuccio e ganci di chiusura  in ottone dorato raffigurante la testa di un leone a rilievo in vista frontale . Io però in braccio a mio padre non dormivo, ero letteralmente aggrappato, ma carezzavo con il dito indice della mano destra  la testina del leone a rilievo. Forse in quel momento nasceva pian piano il mio amore per l’arte, il bronzo e la scultura, in braccio a mio padre amoreggiando con la testina di leone  in ottone dorato dei ganci del suo mantello.  Mio padre è morto da tempo, ma quel mantello io ce l’ho ancora e ogni tanto lo guardo e lo interrogo come un oracolo. Quella borchia circolare non è più grande di un tappo di bottiglia, ma avrei voluta farla io quella testina, poi il destino ed il signore vollero che io diventassi titolare della cattedra di

Consegna del Premio "Ignazio Buttitta" a: Aurelio Rigoli, Tommaso Romano, Vito Parrinello in memoriam e al Teatro Ditirammu

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Amo la terra

di Vincenzo Gennaro Amo la terra, il corpo celeste, il mio pianeta azzurro. Amo la terra, la madre terra che ci nutre tutti. Amo la terra, il mio materiale, l’argilla con cui ci fece il creatore, amata da tutti gli artisti del mondo  per modellare e tornire le loro creazioni e le loro creature. Amo la terra per la bellezza e la varietà dei suoi paesaggi, delle sue forme e dei suoi colori. Amo il rumore dell’acqua  che scroscia fra i ciottoli, che sussurra quando scorre in pianura e che tuona quando precipita dalle cascate e dai dirupi. Amo la terra fertile che produce piante, fiori, frutta e ricicla ogni cosa. Nella terra i tronchi, i rami e le foglie che muoiono nutrono i germogli che nascono. Amo la natura ed il ciclo vitale dove tutto ha un senso ed una ragione, dove nulla si perde, dove tutto e perfetto, la vita nasce cresce e muore nell’aria, nell’acqua e nella terra ma anche sottoterra. Amo i contadini che curano la terra, la carezzano e la baciano, puliscono i

Petralia Soprana

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di Vincenzo Gennaro Petralia Soprana è stata incoronata l’anno scorso uno dei borghi più belli d’Italia a giusta ragione, ma non basta questo titolo per descrivere tanta bellezza, in questo posto bisogna venirci fisicamente per capire  la magia delle forme, dei colori, dei suoni e dei silenzi che qui non sono tutti eguali, silenzi così diversi e misteriosi che ti trafiggono l’anima e ti cullano come una mamma incantata culla il suo neonato con il mormorio di una cantilena antica. Non è poesia, è molto di più, è una armonia come il fruscio di fondo dell’universo. Qui ritrovi il contatto con l’antico spirito degli avi, con gli antenati saggi e sapienti, con il terminale della radice antica, qui puoi ascoltare l’alito del creatore che ha dato vita alla materia inerte, senti quell’alito che rigenera te, le cose del mondo e il mondo stesso. Qui, la luce del sole filtrata dagli aghi dei cedri rimbalza sulle lucide e plastiche foglie dei castagni e dai suoi ricci affiora come una a